martedì 12 luglio 2011

NOTIZIA DALL’ISLANDA?

Qualcuno crede ancora che non vi sia censura al giorno d’oggi? Allora perchè, se da un lato siamo stati informati su tutto quello che sta succedendo in Egitto, dall’altro i mass-media non hanno sprecato una sola parola su ciò che sta accadendo in Islanda?
Il popolo islandese è riuscito a far dimettere un governo al completo; sono state nazionalizzate le principali banche commerciali; i cittadini hanno deciso all’unanimità di dichiarare l’insolvenza del debito che le stesse banche avevano sottoscritto con la Gran Bretagna e con l’Olanda, forti dell’inadeguatezza della loro politica finanziaria; infine, è stata creata un’assemblea popolare per riscrivere l’intera Costituzione. Il tutto in maniera pacifica. Una vera e propria Rivoluzione contro il potere che aveva condotto l’Islanda verso il recente collasso economico.

Sicuramente vi starete chiedendo perchè questi eventi non siano stati resi pubblici durante gli ultimi due anni. La risposta ci conduce verso un’altra domanda, ancora più mortificante: cosa accadrebbe se il resto dei cittadini europei prendessero esempio dai “concittadini” islandesi?
Ecco brevemente la cronologia dei fatti:
  • 2008 – A Settembre viene nazionalizzata la più importante banca dell’Islanda, la Glitnir Bank. La moneta crolla e la Borsa sospende tutte le attività: il paese viene dichiarato in bancarotta.
  • 2009 – A Gennaio le proteste dei cittadini di fronte al Parlamento provocano le dimissioni del Primo Ministro Geir Haarde e di tutto il Governo – la Alleanza Social-Democratica (Samfylkingin) – costringendo il Paese alle elezioni anticipate. La situazione economica resta precaria. Il Parlamento propone una legge che prevede il risanamento del debito nei confronti di Gran Bretagna e Olanda, attraverso il pagamento di 3,5 MILIARDI di Euro che avrebbe gravato su ogni famiglia islandese, mensilmente, per la durata di 15 anni e con un tasso di interesse del 5,5%
  • 2010 – I cittadini ritornano a occupare le piazze e chiedono a gran voce di sottoporre a Referendum il provvedimento sopracitato.
  • 2011 – A Febbraio il Presidente Olafur Grimsson pone il veto alla ratifica della legge e annuncia il Referendum consultivo popolare. Le votazioni si tengono a Marzo ed i NO al pagamento del debito stravincono con il 93% dei voti. Nel frattempo, il Governo ha disposto le inchieste per determinare giuridicamente le responsabilità civili e penali della crisi. Vengono emessi i primi mandati di arresto per diversi banchieri e membri dell’esecutivo. L’Interpol si incarica di ricercare e catturare i condannati: tutti i banchieri implicati abbandonano l’Islanda. In questo contesto di crisi, viene eletta un’Assemblea per redigere una Nuova Costituzione che possa incorporare le lezioni apprese durante la crisi e che sostituisca l’attuale Costituzione (basata sul modello di quella Danese). Per lo scopo, ci si rivolge direttamente al Popolo Sovrano: vengono eletti legalmente 25 cittadini, liberi da affiliazione politica, tra i 522 che si sono presentati alle votazioni. Gli unici due vincoli per la candidatura, a parte quello di essere liberi dalla tessera di qualsiasi partito, erano quelli di essere maggiorenni e di disporre delle firme di almeno 30 sostenitori. La nuova Assemblea Costituzionale inizia il suo lavoro in Febbraio e presenta un progetto chiamato Magna Carta nel quale confluiscono la maggiorparte delle “linee guida” prodotte in modo consensuale nel corso delle diverse assemblee popolari che hanno avuto luogo in tutto il Paese. La Magna Carta dovrà essere sottoposta all’approvazione del Parlamento immediatamente dopo le prossime elezioni legislative che si terranno.
Questa è stata, in sintesi, la breve storia della Ri-evoluzione democratica islandese. Abbiamo forse sentito parlare di tutto ciò nei mezzi di comunicazione europei?
Abbiamo ricevuto un qualsiasi commento su questi avvenimenti nei noiosissimi salotti politici televisivi o nelle tribune elettorali radiofoniche?
Abbiamo visto nella nostra beneamata Televisione anche un solo fotogramma che raccontasse qualcuno di questi momenti?
SINCERAMENTE NO.
I cittadini islandesi sono riusciti a dare una lezione di Democrazia Diretta e di Sovranità Popolare e Monetaria a tutta l’Europa, opponendosi pacificamente al Sistema ed esaltando il potere della cittadinanza di fronte agli occhi indifferenti del mondo.
Siamo davvero sicuri che non ci sia “censura” o manipolazione nei mass-media?
Il minimo che possiamo fare è prendere coscienza di questa romantica storia di piazza e farla diventare leggenda, divulgandola tra i nostri contatti. Per farlo possiamo usare i mezzi che più ci aggradano: i “nostalgici” potranno usare il telefono, gli “appassionati” potranno parlarne davanti a una birra al Bar dello Sport o subito dopo un caffè al Corso.
I più “tecnologicamente avanzati” potranno fare un copia/incolla e spammare questo racconto via e-mail oppure, con un semplice click sui pulsanti di condivisione dei Social Network in fondo all’articolo, lanciare una salvifica catena di Sant’Antonio su Facebook, Twitter, Digg o GoogleBuzz. I “guru del web” si sentiranno il dovere di riportare, a modo loro, questa fantastica lezione di civiltà, montando un video su YouTube, postando un articolo ad effetto sui loro blog personali o iniziando un nuovo thread nei loro forum preferiti.
L’importante è che, finalmente, abbiamo la possibilità di bypassare la manipolazione mediatica dell’informazione ed abbattere così il castello di carte di questa politica bipartitica, sempre più servile agli interessi economici delle banche d’affari e delle corporazioni multinazionali e sempre più lontana dal nostro Bene Comune.

FONTE:  http://informarexresistere.fr/

martedì 10 maggio 2011

Garnero - Boccassini

Garnero - Boccassini








 

Daniela Garnero
(Cuneo, 7 aprile 1961) Sposa ventunenne il chirurgo estetico Paolo Santanchè, impiegandosi nella società del marito con compiti amministrativi.
Nel 1995 lascia il marito Paolo Santanchè per il suo nuovo compagno Canio Mazzaro, imprenditore farmaceutico potentino, da cui ha avuto il figlio Lorenzo.
Il precedente matrimonio con Paolo Santanchè è stato dichiarato nullo dalla Rota Romana, ciononostante continuerà a usare il cognome dell'ex marito.
Sul sito del governo:
Dichiara un master conseguito alla Bocconi, L'università milanese ha confermato che la sottosegretaria non l'ha mai ottenuto, e che di master non si tratta bensì di un corso di formazione imprenditoriale della Sda Bocconi "Gemini - Progetto Nuove Imprese" neanche si può parlare di corso post-laurea di fatti era aperto anche ai non laureati, serio sicuramente ma non certo al livello di un master.
La sua società di pubblicità "Visibilia", fondata nel 2007, è concessionaria della raccolta della pubblicità de Il Giornale di Paolo Berlusconi e dell'Ordine di Como (che è venduto in abbinamento al primo) e di alcuni free press (Metro ed IoSpio). In precedenza era stata concessionaria di Libero e il Riformista.
È stata in società con Flavio Briatore, Lele Mora, Paolo Brosio e Marcello Lippi nel locale di Porto Cervo Billionaire ed è socia del Twiga a Forte dei Marmi.

 


Ilda Boccassini
(Napoli, 7 dicembre 1949) Prestando servizio dapprima alla Procura della Repubblica di Brescia poi alla Procura della Repubblica di Milano.
 La sua prima inchiesta di rilevanza nazionale viene denominata Duomo Connection e ha come oggetto l'infiltrazione mafiosa nell'Italia settentrionale. L'inchiesta è portata avanti con la collaborazione di un gruppo di investigatori guidati dall'allora tenente Ultimo, il capitano divenuto poi famoso per l'arresto di Totò Riina. Sono gli anni delle prime collaborazioni anche con il Giudice Giovanni Falcone, che sfoceranno in un legame di profonda amicizia.
Dopo le stragi di Capaci e Via D'Amelio, nel 1992, chiede di essere trasferita a Caltanissetta dove rimane fino al '94 sulle tracce degli assassini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Collabora nuovamente con Ultimo alla cattura di Riina e scopre, in collaborazione con altri magistrati applicati a quelle indagini, mandanti ed esecutori delle stragi Falcone e Borsellino.
Continua ad operare presso la Procura di Milano dove si occupa di indagini sulla criminalità mafiosa e sul terrorismo. Ha diretto a partire dal 2004 le indagini della DIGOS che il 12 febbraio 2007 hanno portato all'arresto di 15 sospetti appartenenti all'ala movimentista delle Nuove Brigate Rosse, denominata anche Seconda Posizione. Secondo l'accusa, la presunta organizzazione terroristica, operante nel Nord Italia, stava preparando attentati contro persone e aziende. Il 28 maggio 2009 il Plenum del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) l'ha promossa alla funzione di Procuratore aggiunto presso il Tribunale di Milano.


Ma la Daniela Garnero, come si permette di parlare nei termini che conosciamo dalla stampa del Procuratore aggiunto Ilda Boccassini, come si permette di insultare il lavoro di una persona che quotidianamente si pone in prima linea nella lotta all’illegalità!

 



















































lunedì 9 maggio 2011

Appello - Luigi de Magistris sindaco per Napoli.

Luigi de Magistris sindaco per Napoli


La battaglia per affermare una nuova politica e una nuova cultura amministrativa a Napoli ha un assoluto rilievo nazionale. Sotto gli occhi dell’opinione pubblica italiana e internazionale, infatti, Napoli sta vivendo in questi anni una gravissima emergenza politica, sociale, economica, ambientale e culturale. Ma Napoli non è soltanto la terza città d’Italia, è anche la capitale del Mezzogiorno, di quella parte d’Italia abbandonata a se stessa e cancellata dalle priorità nazionali nell’ultimo quindicennio di confuse riforme istituzionali e di falso federalismo. I tagli dei trasferimenti e la compressione degli investimenti per il Mezzogiorno, le tante promesse tradite, come la soluzione dell’emergenza rifiuti, svelano l’abisso in cui è caduto il governo Berlusconi, caratterizzato dalla propaganda leghista sulla “questione settentrionale”. È urgente battersi contro questa politica. Non solo per ribadire i fondamentali principi di uguaglianza nei diritti di cittadinanza sull’intero territorio nazionale stabiliti dalla Costituzione, ma anche perché non potrà esserci un reale sviluppo del Paese senza un rilancio del Mezzogiorno.
Questa battaglia non può che partire da Napoli. Il Paese ha bisogno di una nuova politica nazionale per Napoli e la Città ha bisogno di una nuova stagione amministrativa per ispirare quella politica.
Per questo è necessario impedire che la destra conquisti il governo della Città. Tuttavia, battere la destra è necessario ma non sufficiente. Nell’ultimo decennio, infatti, le forze del governo locale hanno raccolto istanze che nulla hanno a che vedere con una prospettiva riformistica. Da visione pragmatica, il riformismo si è trasformato in una mera copertura ideologica per nascondere la reale impotenza nell’interpretare i cambiamenti della società e proporre risposte adeguate. Ora occorre che le forze progressiste e democratiche napoletane mettano in campo una profonda innovazione nei programmi, nei metodi di governo e nella cultura amministrativa. Serve una svolta nella direzione del rigore e della efficienza, della lotta alle clientele, della difesa degli assets pubblici contro le privatizzazioni selvagge, per il rispetto del piano regolatore e il rilancio di una programmazione industriale finalizzata allo sviluppo sostenibile e alla difesa della buona occupazione, per l’energia pulita e contro il ricorso al nucleare, contro gli inceneritori, per la dignità delle periferie, per l’acqua pubblica e la difesa dei ceti deboli minacciati dalla crisi.
Ebbene, noi riteniamo che la candidatura di Luigi de Magistris sia quella maggiormente in grado di ridare voce autorevole ai napoletani nel Paese e impedire la vittoria delle destre in Città. Per queste ragioni, invitiamo tutte e tutti a sostenere la candidatura di Luigi de Magistris sindaco per Napoli.


Primi firmatari:
Dario Fo (premio Nobel per la letteratura), Daniel Cohn-Bendit (ecologista, leader del maggio francese), Giorgio Cremaschi (presidente della Fiom), Paolo Flores D’Arcais (filosofo, direttore di Micromega), Luciano Gallino (sociologo, Università di Torino), don Andrea Gallo (sacerdote), Ferdinando Imposimato (magistrato), Gerardo Marotta (presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici), Citto Maselli (regista), Giorgio Parisi (fisico, National Academy of Sciences), Franca Rame (attrice e drammaturga), Ermanno Rea (scrittore), Riccardo Realfonzo (economista, Università del Sannio), Paolo Rossi (attore e regista), Gianni Vattimo (filosofo, Università di Torino), Dario Vergassola (attore), Enzo Albano (presidente del Tribunale di Torre Annunziata), Nerino Allocati (avvocato lavorista), Andrea Amendola (segretario generale Fiom Napoli-Campania), Vincenzo Argentato (Fiom Napoli), Gianluca Attanasio (campione italiano di nuoto paralimpico), Enzo Avitabile (cantante e compositore), Davide Barba (giurista, Università del Molise), Oliviero Beha (scrittore e conduttore televisivo), Rosario Boenzi (architetto), Gianfranco Borrelli (filosofo, Università di Napoli “Federico II”), Salvatore Borsellino (Movimento delle Agende Rosse), Massimo Brancato (coordinatore nazionale Fiom Mezzogiorno), Alberto Burgio (filosofo, Università di Bologna), Antonio Capuano (regista), Antonio Casagrande (attore, regista), Sergio Caserta (Associazione per il Rinnovamento della Sinistra), Dario Castaldi (Rsu Fiom Alenia Capodichino), Salvatore Cavallo (Rsu Fiom Ansaldo Trasporti), Domenico Ciruzzi (avvocato penalista), Giancarlo Cosenza (urbanista), Ciro Costabile (produttore artistico), Lilia Costabile (economista, Università “Federico II” di Napoli), Ettore Cucari (presidente della Federazione Imprese Viaggi e Turismo), Wanda d’Alessio (giurista, Università “Federico II” di Napoli), Riccardo Dalisi (architetto, artista), Antonio D’Auria (sindacalista CGIL Atitech), Rosaria De Cicco (attrice), Gigi De Falco (presidente Italia Nostra Campania), Michele Della Morte (costituzionalista, Università del Molise), Giuseppe della Pietra (giurista, Università di Napoli Parthenope), don Vitaliano Della Sala (parroco della Chiesa madre di Mercogliano), Marinella de Nigris (avvocato), Francesco De Notaris (Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia), Giancarlo de Vivo (economista, Università “Federico II” di Napoli), Antonio Di Luca (operaio FIAT Pomigliano), Lucia di Pace (linguista, Università di Napoli “l’Orientale”), Guido Donatone (presidente Italia Nostra sez. “A. Iannello”), Eugenio Donise (Associazione per il Rinnovamento della Sinistra), Luciano Ferrara (fotografo), Nino Ferraiuolo (Associazione per il Rinnovamento della Sinistra), Paola Giros (Presidente direttivo Fiom Napoli), Enzo Gragnaniello (cantante e compositore), Giovanni Impastato (Centro Documentazione Antimafia Peppino Impastato), Bruno Jossa (economista, Università di Napoli “Federico II”), Peppe Lanzetta (attore e scrittore), Lucio Leombruno (avvocato), Ugo Marani (economista, presidente Ires-Cgil Campania), Sergio Marotta (giurista, Università Suor Orsola Benincasa di Napoli), Maurizio Mascoli (Fiom Campania), Claudio Massari (ispettore editoriale), Anna Mazza (presidente associazione il popolo viola), Loris Mazzetti (giornalista, scrittore), Emilio Molinari (Contratto mondiale sull’acqua), Andrea Morniroli (operatore sociale), Salvatore Morra (Rsu Fiom Whirlpool), Enzo Morreale (Comitato Civico di San Giovanni a Teduccio), Walter Palmieri (storico, CNR), Rosario Patalano (economista, Università “Federico II” di Napoli), Francesco Percuoco (Rsu Fiom FIAT Pomigliano), Ciro Pesacane (forum ambientalista), Mario Pezzella (filosofo, Scuola Normale Superiore di Pisa), Raffaele Porta (biochimico, Università “Federico II” di Napoli), Giuliana Quattromini (avvocato lavorista), Giulio Raio (filosofo, Università di Napoli l’Orientale), Carla Ravaioli (saggista, ambientalista), Diego Risi (Rsu Fiom IBM Napoli), Giorgio Salerno (direttore Istituti di Cultura italiani all’estero), Tommaso Sinigallia (direttore libreria Ubik), Massimo Squillante (matematico, Università del Sannio), Carlo Starace (imprenditore), Salvatore Vitagliano (artista).

Il Regno delle Due Sicilie

Prima parte

Seconda parte

martedì 12 aprile 2011

David Icke in Italia - Roma 30 aprile 2011





10 motivi per votare SI al referendum sul nucleare


1. Il nucleare è molto pericoloso
La tragedia di Cernobyl ha dimostrato la pericolosità di questa fonte di energia. Quell’incidente ha causato e causerà ancora nel futuro centinaia di migliaia di vittime e ancora oggi a 23 anni di distanza le ricerche scientifiche mostrano ancora impatti sia sulla flora che sulla fauna. Cresce l’evidenza di leucemie infantili nelle aree vicino alle centrali nucleari.
2. Il nucleare è la fonte di energia più sporca
Le centrali nucleari generano scorie radioattive. Le scorie a vita media rimangono radioattive da 200 a 300 anni, le scorie a vita lunga anche miliardi di anni e non esiste ancora un sistema per la gestione in sicurezza delle scorie nel lungo periodo.
3. Il nucleare è la fonte di energia che genera meno occupazione
Gli obiettivi europei per le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica al 2020 valgono il triplo del piano nucleare di Enel in termini energetici e creerebbero almeno 200 mila nuovi posti di lavoro "verdi" e dunque 10-15 volte l’occupazione indotta dal nucleare.
4. Il nucleare è troppo costoso
Secondo il Dipartimento USA dell’energia un EPR costa, in euro, 7,5 miliardi, una cifra ben maggiore rispetto a quanto propagandato da Enel e governo (4,5 miliardi). Se poi teniamo conto dello smaltimento delle scorie e dello smantellamento e bonifica degli impianti nucleari, i costi per noi e le future generazioni saranno ancora più elevati.
5. Il nucleare non è necessario
Entro il 2020 le fonti rinnovabili, insieme a misure di efficienza energetica, sono in grado di produrre quasi 150 miliardi di kilowattora, circa tre volte l'obiettivo di Enel sul nucleare, tagliando drasticamente le emissioni di CO2.
6. Il nucleare è una falsa soluzione per il clima
Il nucleare è una scelta inutile ai fini climatici, visto che le centrali saranno pronte certamente dopo il 2020 e invece bisogna ridurre oggi le emissioni di gas serra. Investire sul nucleare sottrae risorse alle fonti davvero pulite, efficienza energetica e rinnovabili.
7. Il nucleare non genera indipendenza energetica
Se il nucleare dovesse tornare in Italia, continueremo a importare petrolio per i trasporti e diventeremo dipendenti dall’estero per l’Uranio e per la tecnologia, visto che il nuovo reattore EPR è un brevetto francese. E, comunque, la Francia leader del nucleare ha consumi procapite di petrolio superiori a quelli italiani.
8. Il nucleare è una risorsa limitata
L'Uranio è una risorsa molto limitata destinata a esaurirsi in poche decine di anni. Nel caso venissero costruiti nuove centrali, l'esaurimento delle risorse di Uranio si accelererebbe.
9. Il nucleare non ha il sostegno dei cittadini
Gli italiani hanno detto NO al nucleare con un'importante scelta referendaria. Oggi i sondaggi di opinione rivelano che la maggior parte dei cittadini non vuole una centrale nucleare nella propria Regione.
10. Il nucleare: più è lontano e minori sono i rischi
Alcuni sostengono che il rischio nucleare c’è già, essendo l’Italia circondata da reattori. È una affermazione scorretta: anche se non è mai nullo, il rischio per le conseguenze di un incidente diminuisce maggiore è la distanza dalla centrale. Le Alpi, come si è visto nel caso di Cernobyl, sono una parziale barriera naturale per l’Italia.

Dal sito di Greenpeace www.nuclearlifestyle.it

venerdì 8 aprile 2011

Paniz VS Travaglio su prescrizione breve e processi di Berlusconi


La rinuncia alla prescrizione del reato

L'art. 157 cp, prevede che la prescrizione possa essere oggetto di rinuncia al fine di conseguire una pronuncia di assoluzione nel merito. Ai fini della valida rinuncia alla prescrizione è, tuttavia, necessario che la stessa sia interamente decorsa.

La preghiera di Celentano contro il nucleare